Tra le più curiose forme di pubblicità nelle epoche passate, certamente quella del poeta Giulio Cesare Croce è tra le più originali. Costretto dalla miseria, dopo aver abbandonato la più remunerativa professione del fabbro, a vendere in piazza (la Piazza Grande di Bologna) le sue canzoni stampate, oltre a stringhe e a specchietti nonché a rallegrare con la sua viola e le sue geniali composizioni letterarie (è l’autore di Bertoldo e Bertoldino) i ricchi conviti dei nobili bolognesi, nella Canzone della Violina ci lascia un vivido squarcio di come venivano pubblicizzate le merci nella Bologna della sua epoca con la musica e le canzoni, antesignani quasi del carosello televisivo degli anni 50-70 del secolo scorso.
Nella Canzone della Violina dietro il banco del mercato ove vendono ballotte (saponette) c’è il vecchio padre e la figlia Violina, vestita in maniera bizzarra per attrarre il pubblico, iniziando il seguente duetto, musicato dallo stesso Croce (le note ci sono conservante):
CANZONE DELLA VIOLINA
L’altra sera essendo in piazza,
vidi in banc’una ragazza
Con un certo zarrattano,
Ch’avea un Zane et un Graziano:
E vendevano ballotte.
Ma per dar trattenimento
La ragazza un tal concento
Cominciò con grand’ardire:
E di quala vogliamo dire?
U u E diremmo della Violina.
Fa lun li lun la
Che suo padre un dì gli disse
u u Di volergli dar un bel marito.
Fa lun li lun la.
Le rispose la Violina:
u u Che marito mi volete dare?
Fa lun li lun la.
Vi daremm’il dottor Graziano:
u u Che gl’è vecchio molto litterato.
Fa lun li lun la.
Non lo voglio, padre mio bello,
u u Quel vecchiazzo tutto puzzolente.
Fa lun li lun la.
Chi volete voi per marito,
u u Violina, figlia mia galante.
Fa lun li lun la.
Padre mio, un bel giovinetto,
u u Che sia vago e mi dia diletto.
Fa lun li lun la.
Vi daremm’un bel giovinetto,
u u Che sia vago e vi dia diletto.
Fa lun li lun la.
Mo che rider
Mo che rider
Mo che rider
Ah ah ah!